Il suo titolo ossimorico attira subito l'attenzione e spinge il lettore a porsi delle domande, a curiosare e a chiedersi quale storia possa contenere questo libro.
La verità è che tra le pagine troverete un che di speciale, un umorismo leggero e innocente che cela un significato più profondo e filosofico riguardo alla vita e alle diverse fasi di crescita.
Se vi ho incuriositi abbastanza, non vi resta che continuare a leggere la mia recensione...
Titolo: Signori bambini
Autore: Daniel Pennac
Editore: Feltrinelli
RECENSIONE
Igor, Joseph e Nourdine sono tre adolescenti qualsiasi, che un giorno ricevono una punizione molto particolare: scrivere il seguito di un tema in cui loro sono improvvisamente grandi e tutti gli adulti che li circondano diventano improvvisamente bambini. Tutto normale, se non fosse che il tema diventa realtà l'indomani mattina e la situazione va subito fuori controllo.
Ora sono loro gli adulti della famiglia e non c'è più tempo per giocare: devono occuparsi dei loro genitori, cambiargli il pannolino, dargli da mangiare, consolarli nei momenti più difficili e accudirli come si fa con i più piccoli.
Ora sono loro gli adulti della famiglia e non c'è più tempo per giocare: devono occuparsi dei loro genitori, cambiargli il pannolino, dargli da mangiare, consolarli nei momenti più difficili e accudirli come si fa con i più piccoli.
Ma questo scenario surreale, con un che di fiabesco e fantastico, nasconde il desiderio che ognuno di noi ha sempre avuto: cambiare corpo, diventare qualcun altro, provare l'ebbrezza di essere grandi quando si è piccoli e di essere piccoli quando si è grandi.
La narrazione, portata avanti in un secondo momento da Pierre, padre di Igor che muore prematuramente di Aids in seguito ad una trasfusione, assume un tono fantastico, ma anche dolce e nostalgico, distaccato ma affettuoso, tendenzialmente ironico ma profondamente triste e commovente. Il padre infatti, seduto sulla tomba del figlio defunto, cerca di dargli i migliori consigli, mostrando una grande intelligenza e saggezza:
“Darei qualcosa, mi sentite, assolutamente qualsiasi cosa, per fare mio solo un secondo della vostra infanzia! Provarne la gioia imbecille! L’ignoranza così piena! I dispiaceri ottusi! La propensione alle passioni a ripetizione, ai rinnegamenti fulminei, all’oblio a comando, alla cicatrizzazione immediata! La sbalorditiva assenza di motivazioni! L’ebbrezza del presente! La coscienza puramente digestiva! Darei qualsiasi cosa per essere stupido, un istante, come un bambino! Godere appieno di questa stupidità.”Prendendo gli uni il posto degli altri però, tutti si ritrovano rispettivamente a riflettere sulla propria vita, ad affrontare i problemi altrui che hanno sempre ignorato, a fare i conti con una serie di doveri e di responsabilità che non avevano mai considerato.
La narrazione, portata avanti in un secondo momento da Pierre, padre di Igor che muore prematuramente di Aids in seguito ad una trasfusione, assume un tono fantastico, ma anche dolce e nostalgico, distaccato ma affettuoso, tendenzialmente ironico ma profondamente triste e commovente. Il padre infatti, seduto sulla tomba del figlio defunto, cerca di dargli i migliori consigli, mostrando una grande intelligenza e saggezza:
“La vita non fa domande, Igor, e il suicidio non è una risposta.”Nello stile tipico di Pennac dunque, per quanto la quarta di copertina possa far pensare che il romanzo sia dedicato a un pubblico giovane e ancora piuttosto immaturo, il reale significato del libro appare chiaro solo a un lettore attento e con un'età piuttosto avanzata, capace di riflettere sulla vita e sulle difficoltà o le preoccupazioni che possono attanagliare rispettivamente sia i "signori", che i "bambini".
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