Questo è uno dei libri più belli che io abbia mai letto: commovente come non mai, profondo, a tratti straziante e doloroso, ma con una storia che lascia il segno.
Il titolo è a dir poco ingannevole poiché, almeno per quel che mi riguarda, spinge a credere che il contenuto sia positivo e "luminoso" nel vero senso del termine, ma la verità è che all'interno delle sue pagine non troverete altro che ingiustizia, dolore e sofferenza.
Se volete scoprire qualcosa in più su questo capolavoro, continuate a leggere la recensione...
Il titolo è a dir poco ingannevole poiché, almeno per quel che mi riguarda, spinge a credere che il contenuto sia positivo e "luminoso" nel vero senso del termine, ma la verità è che all'interno delle sue pagine non troverete altro che ingiustizia, dolore e sofferenza.
Se volete scoprire qualcosa in più su questo capolavoro, continuate a leggere la recensione...
Titolo: Mille Splendidi Soli
Autore: Khaled Hosseini
Editore: Edizioni Piemme
RECENSIONE
Mariam e Laila sono apparentemente due donne molto diverse: la prima, nata a Herat, è una cosiddetta harami (figlia illegittima), che all'età di quindici anni viene costretta a sposarsi con un uomo sulla quarantina; la seconda, nata e vissuta a Kabul, è molto più giovane, è una bambina come tutte le altre, figlia di due bravi genitori, con alcuni amici dagli arti mutilati dalle mine e due fratelli deceduti dopo essersi arruolati nella jihad.
Nonostante le differenze però, le due donne hanno qualcosa in comune: non solo sono entrambe nate e cresciute in Afghanistan, in ambienti pervasi dall'estremismo islamico, ma hanno dovuto subire entrambe lutti, perdite degli affetti più cari, ingiustizie e costrizioni. Dopotutto, la vera cosa che le accomuna è il loro sesso, o meglio il loro genere, che in un contesto religioso talmente estremo e costrittivo, diventa la disgrazia più grande che potesse mai capitar loro:
Ad amplificare questo processo di immedesimazione c'è sicuramente la scrittura di Khaled Hosseini, chiara, lineare, senza descrizioni o passaggi futili, ma sempre diretta e concisa. La sua narrazione incalzante non dà spazio a pause o momenti di riflessione, ma propone una serie di avvenimenti repentini, in un'escalation di drammaticità che spinge il lettore, ormai colmo di rabbia, a non avere neppure la forza di versare una lacrima.
Tuttavia, la grande storia di Laila e Mariam non si limita a questo: essa non è solo sofferenza e dolore, è un caleidoscopio di emozioni che permette di riflettere sui valori più importanti della vita, quali l'amore, l'affetto, l'amicizia, la fratellanza, la famiglia (per quanto disastrata essa possa essere), l'onestà e il rispetto.
Dall’intreccio di due destini apparentemente molto diversi, nasce una storia indimenticabile che ripercorre la storia di un paese in cerca di pace, una storia da leggere (e rileggere) tutta d'un fiato, che ci fa sentire schifosamente fortunati per essere nati nella giusta parte del globo.
Nonostante le differenze però, le due donne hanno qualcosa in comune: non solo sono entrambe nate e cresciute in Afghanistan, in ambienti pervasi dall'estremismo islamico, ma hanno dovuto subire entrambe lutti, perdite degli affetti più cari, ingiustizie e costrizioni. Dopotutto, la vera cosa che le accomuna è il loro sesso, o meglio il loro genere, che in un contesto religioso talmente estremo e costrittivo, diventa la disgrazia più grande che potesse mai capitar loro:
"Donne, attenzione:E questo è solo uno dei tanti passi in cui noi, lettrici donne, ci sentiamo schiacciate, avvilite, private di ogni diritto, equiparate a oggetti senza valore, umiliate e sconfitte come persone.
Dovete stare dentro casa a qualsiasi ora del giorno. Se uscite, dovete essere accompagnate da un parente di sesso maschile.
Non dovete mostrare il volto in nessuna circostanza. Quando uscite, dovete indossare il burqa. Altrimenti verrete duramente percosse.
Non dovete indossare abiti attraenti.
Non dovete parlare se non per rispondere.
Non dovete ridere in pubblico. In caso contrario verrete bastonate.
Alle ragazze è proibito frequentare la scuola.
Alle donne è proibito lavorare."
Ad amplificare questo processo di immedesimazione c'è sicuramente la scrittura di Khaled Hosseini, chiara, lineare, senza descrizioni o passaggi futili, ma sempre diretta e concisa. La sua narrazione incalzante non dà spazio a pause o momenti di riflessione, ma propone una serie di avvenimenti repentini, in un'escalation di drammaticità che spinge il lettore, ormai colmo di rabbia, a non avere neppure la forza di versare una lacrima.
Tuttavia, la grande storia di Laila e Mariam non si limita a questo: essa non è solo sofferenza e dolore, è un caleidoscopio di emozioni che permette di riflettere sui valori più importanti della vita, quali l'amore, l'affetto, l'amicizia, la fratellanza, la famiglia (per quanto disastrata essa possa essere), l'onestà e il rispetto.
Dall’intreccio di due destini apparentemente molto diversi, nasce una storia indimenticabile che ripercorre la storia di un paese in cerca di pace, una storia da leggere (e rileggere) tutta d'un fiato, che ci fa sentire schifosamente fortunati per essere nati nella giusta parte del globo.
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