Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa - Luis Sepúlveda, Recensione ★★★★☆

Luis Sepulveda recensione commento
Questa è la storia di un capodoglio bianco, comunemente conosciuto come "balena", che percorre le acque del sud del mondo e ne documenta tutti gli eventi: guerre, attacchi, scontri tra uomini e natura, morti ed altre numerose atrocità.
La balena, lei stessa oggetto di nefandezze perpetrate dagli umani, guarda tutto ciò che le accade con l'innocenza e la naturalezza che contraddistingue il mondo animale, sentendosi totalmente estranea a certe dinamiche e non mancando di giudicare ferocemente gli uomini e le loro azioni sconsiderate.
Se adorate gli animali e in particolare il mondo marino, non rimarrete delusi da questa recensione...


Titolo: Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa
Autore: Luis Sepúlveda
Editore: Guanda


RECENSIONE
 Luis Sepúlveda scrive un romanzo breve e diretto, con l'unico scopo di sensibilizzare sulla violenza contro gli animali e sul maltrattamento della natura in generale. All'interno di pochissime pagine arricchite da vignette e immagini in bianco e nero, il capodoglio bianco è non solo il protagonista, ma anche la stessa voce narrante, che racconta vicende ed eventi vissuti in prima persona. Ciò che vede questa balena color della luna è la profonda meschinità degli umani, i quali al posto di preservare la natura e le creature che vi risiedono, hanno come unico obiettivo quello di distruggerla e di sfruttarla a proprio vantaggio. È così che flotte di soldati, marinai, pescatori, si ritrovano a salpare per le acque di mari e oceani, o per catturare quanti più pesci possibili, o per farsi guerra a vicenda e avere il primato su un determinto territorio marittimo.
"La minuscola sardina non attacca un'altra sardina, la lenta tartaruga non attacca un'altra tartaruga, il vorace pescecane non attacca un altro pescecane. A quanto pare gli uomini sono l'unica specie che attacca i propri simili, e non mi piacque questa cosa che imparai da loro."
Ciò che per gli uomini è qualcosa di totalmente ordinario, agli occhi della balena diventa una vera e propria tortura, sia fisica che psicologica: vedere i propri simili morire in modi meschini, temere per la propria vita, essere sempre in allerta o in fuga da possibili pescatori... queste ed altre sofferenze aumenteranno sempre di più il terrore provato nei confronti di migliaia di carnefici chiamati "esseri umani".
"Verranno inesorabilmente. Nelle loro navigazioni uccidono balene, delfini, leoni marini, foche, trichechi, pinguini, gabbiani. Ogni essere che vive in mare finisce nei loro calderoni, trasformato in grasso oppure in olio."
L'unica via di fuga che rimane alla balena è quella di nuotare inesorabilmente, essere latitante in casa propria, trovare un posto nascosto, al sicuro dalle baleniere sempre in agguato, e smettere di vagare liberamente per l'immensità del mare.
"Secondo le credenze dei lafkenche, di etnia mapuche, tutto il male, tutto ciò che causa dolore e sofferenza, giunge sempre da Oriente; ecco come mai le anime dei morti devono radunarsi sull'Isola Mocha, grazie alle balene protette dal grande capodoglio bianco, l'animale sacro, così che, una volta morto l'ultimo lafkenche e trasportato il suo spirito sull'isola, tutte le anime possano salire sul dorso del capodoglio bianco e intraprendere un viaggio verso Occidente, oltre l'orizzonte dove si immerge il sole, verso una nuova terra ricca di boschi, lontana, molto lontana, finalmente al sicuro dagli invasori."
Senza fare spoiler di alcun genere, posso dire solamente che si tratta di un libro poetico e commovente, sicuramente piuttosto drammatico, sia per la storia stessa che per la realtà a cui si riferisce. È un romanzo di facile lettura adatto anche a un pubblico più giovane, arricchito da illustrazioni in bianco e nero molto suggestive, perfette per descrivere la violenza e la sofferenza in modo ancora più chiaro, sensibilizzando adulti e ragazzi su un tema senza tempo: la violenza sugli animali e la cattiveria degli uomini.

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