Shining - Stephen King, Recensione ★★★★☆

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Avete detto "horror"? Bè, quale miglior libro per farsela addosso se non il celeberrimo Shining del veneratissimo e illustre Stephen King? Gli ingredienti del romanzo sono semplicissimi: una famigliola felice, un bell'hotel isolato e situato nel bel mezzo del nulla nel Colorado, una manciata di neve come se non ci fosse un domani, una robusta mazza da roque per mescolare il tutto, alcolismo e violenza q.b. Infornate a 180° per circa due ore ed ecco a voi il capolavoro!





Titolo: Shining
Autore: Stephen King
Editore: Bompiani


RECENSIONE
Jack, Wendy e Danny Torrance. Sono loro i protagonisti di questa terrificante storia che ha luogo all'Overlook, un albergo imponente nel Colorado distante 65 chilometri dal più vicino centro abitato, presso il quale Jack decide di accettare l'incarico di guardiano per tutto l'inverno. L'occasione è ghiotta e questo lavoro gli permetterà finalmente di avere un po' di pace e di continuare a scrivere uno dei romanzi sul quale è fermo da un po', a causa del blocco dello scrittore che lo perseguita da mesi. Così, insieme alla moglie Wendy e al figlioletto Danny, i tre si trasferiscono allegramente in Colorado, totalmente ignari dell'inverno rigido che affronteranno.
"Una delle ragioni per cui l'Overlook ha perso tanto denaro sta nel deprezzamento che si verifica ogni inverno. Gli inverni, quassù, sono molto freddi. Proprio al fine di far fronte al problema, ho insediato un guardiano invernale con l'incarico di far funzionare la caldaia e riscaldare le varie ali dell'albergo in base a un criterio di rotazione giornaliera; di riparare i guasti, caso mai se ne verificassero e di eseguire le riparazioni; di esercitare una costante sorveglianza su qualsiasi contingenza. Durante il nostro primo inverno ho assunto una famiglia, anziché uno scapolo. Ma è scoppiata una tragedia. Una tragedia spaventosa."
Ma se i pericoli sembrano derivare dall'esterno, dagli eventi atmosferici e dal terribile Overlook, la piccola famigliola felice deve guardarsi bene da un suo stesso membro: Jack. Il capofamiglia è infatti una persona problematica, con diversi traumi infantili e un passato da alcolista, che in numerose occasioni non è riuscito a controllare i suoi impulsi violenti. Wendy stessa è spaventata da suo marito, è titubante riguardo alla decisione di rinchiudersi in quell'hotel per tre lunghi mesi e teme per l'incolumità del figlio Danny, un bambino davvero speciale, capace di leggere nella mente delle persone e di percepire tutto ciò che sfugge ai comuni mortali:
"A volte, se si conventrava intensamente, gli succedeva qualcosa. Lo sforzo di concentrazione faceva sparire le cose, le cose vere, e allora Danny vedeva cose che non esistevano. Una volta, non molto tempo dopo che gli avevano ingessato il braccio, gli era successo a tavola, all'ora di cena. In quel periodo loro due si rivolgevano di rado la parola. Però pensavano. Oh, sì. I pensieri di DIVORZIO incombevano sulla tavola della cucina come una nuvola nera, gonfia di pioggia, greve, prossima a scoppiare. Era così brutto che Danny non riusciva a mangiare."
E così, sommersi da bufere di neve ruggenti e segregati in un hotel che sembra ancora permeato dagli spiriti del passato, i tre Torrance vivranno una vera esperienza da incubo, cercando con le unghie e con i denti di sopravvivere a un albergo che non vede l'ora di risucchiarli... o di risucchiarci tutti. Proprio così, perché la scrittura di Stephen King è talmente magistrale che a un certo punto temi tu stesso di essere inseguito o aggredito da qualcuno!
Con mia grande vergogna non avevo mai letto un libro del famosissimo autore di thriller e horror, e devo dire che sicuramente la tecnica narrativa e le descrizioni sono degne di un vero e proprio capolavoro. Ogni parola è scelta con cura e viene posizionata (o ripetuta) nel testo appositamente per creare un determinato stato d'animo, che di solito combacia con il dolore, l'orrido o il terrore. Più volte infatti, durante la lettura, mi è capitato di avere i brividi o di sentire il supplizio dei personaggi torturati a sangue, e di certo non è una bella sensazione, ma se stiamo leggendo un horror è la prova inconfutabile che il libro è scritto con grande perizia.

Ho solo due perplessità, o meglio vorrei sottolineare due elementi che sono stati per me fonte di delusione. Il primo è la lentezza disarmante della prima metà del libro, che ho trovato davvero esagerata. È vero che le lunghe descrizioni contribuiscono ad aumentare visibilmente la suspense, ma è anche vero che per circa 200 pagine non accade proprio nulla e piuttosto che stimolare la curiosità del lettore, questo azzera completamente qualunque tipo di interesse che egli poteva nutrire nei confronti della storia. Certo, dalla metà in poi è tutto un crescendo di eventi ed emozioni, ma un lettore meno determinato di me avrebbe sicuramente abbandonato il libro senza troppi ripensamenti. Quindi consiglio a chiunque voglia leggerlo di armarsi di pazienza e di non mollare ai primi segni di noia!

Il secondo punto che mi ha un po' perplessa è il finale, che differisce totalmente dal film di Kubrick del 1980. Questo è uno di quei rari casi in cui ho scelto di vedere prima il film e poi di leggere il libro, ed è anche uno di quei rari casi in cui ho preferito la versione cinematografica. So che può sembrare strano, ma il finale di Kubrick è molto meno banale, più ragionato e soprattutto più avvincente, perché temi fino all'ultimo per la vita dei protagonisti. Il libro invece, nonostante sia fatto molto meglio a livello narrativo e descrittivo, perché più specifico e vivido nei pensieri e nelle immagini, sul finale lascia leggermente perplessi e insoddisfatti.

Come al solito però, questo è l'umile giudizio di un'umile lettrice incallita, che non pretende assolutamente di essere una critica del cinema o della letteratura, ma che vuole solo informare, discutere in modo costruttivo e spingere tutti a leggere un po' (o ancora) di più! 😉

Alla prossima recensione!🌈



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